giovedì 6 agosto 2009
DA VALDO DA LIONE ALLA CHIESA VALDESE 4
La proposta di Valdès non è un fatto isolato nell'Europa medioevale. Nascono infatti numerosi movimenti di dissenso dalla Chiesa di Roma.
Nella Francia meridionale nasce il movimento dei Catari, poi sterminati da una feroce crociata benedetta da Papa Innocenzo III all'inizio del Duecento. Nello stesso tempo ,nell'Italia del Sud, il frate calabrese Giocchino da Fiore annuncia l'avvento di una nuova epoca; alle sue idee si ispireranno, all'inizio del'300, gli Apostolici di Fra Dolcino,rifugiatisi in Valsesia e martirizzati a Biella..
Nel XIV Sec. , in Inghilterra, John Wyclif sostiene la superiorità della Scrittura sulla gerarchia ecclesiastica. Nel 415 viene arso sul rogo Jan Hus, dalla cui predicazione era nato in Boemia un movimento, la cui ala più radicale, i Taboriti, instaura una stretta collaborazione con i Valdesi.
Nell'Italia dell'inizio del '200, l'esperienza di Francesco di Assisi, può essere a ragione accostata a quella di Valdès: lo stesso desiderio di autenticità evangelica, espresso nell'abbandono delle ricchezze, nell'imitazione della comunità apostolica. Tuttavia essi propongono differenti concetti di obbedienza evangelica, che li conducono a scelte diverse. La disponibilità di Francesco alla sottomissione al governo della Chiesa spiega l'approvazione che egli ottiene da InnocenzoIII.
La radicale distinzione fra l'autorità del Cristo e quella della gerarchia ecclesiastica porta invece Valdès e i Poveri di Lione al bando dalla Chiesa di Roma e alla vita clandestina.
martedì 4 agosto 2009
DOLCEZZA DEGLI OCCHI
Dolcezza degli occhi
dei dolci asini
lungamente amati.
Morbido muso
schivo di carezze
increspato
dalla tragica voce.
Oh asino, asino
povero ed essenziale,
asino incompreso
asino frugale
asino affardellato
di polvere e di sole.
Asino poesia
asino immagine
quando m'apparisti
fra le margherite.
Poesia e illustrazione di L.Pepe Diaz
LABORATORIO DEL COLORE-I MATERIALI
IL COLORE
Si preferisce l'uso della tempera che, essendo molto coprente e compatta, permette campiture di colore ben definite e segni ben netti; ha un effetto visivo brillante e non presenta difficoltà d'uso. E' facilmente controllabile perchè, per la sua consistensa, raramente provoca spiacevoli gocciolamenti. Inoltre, essendo atossica e di facile ripulitura sugli abiti, si presta molto bene ad essere adoperata con le mani. E' preferibile la tempera già pronta in flacconi a quella in polvere perchè di colore più brillante. Si usano solo i colori primari, il bianco e il nero.
PREPARAZIONE DEL COLORE O "DELLA MISTURA MAGICA".
Si procede nel seguente modo: in un contenitore si mettono tre pugni di farina bianca, si aggiungono tre cucchiai di colore tempera e poi si aggiunge gradualmente acqua girando continuamente il composto fino ad avere la consisitenza di una crema.
Questa mistura rende il colore più pastoso e quindi più materico,adatto ad un approccio sensoriale, con le mani. E' preferibile usare la farina e non la colla, perchè rende il colore più piacevole al tatto e non viscido.
Si prepara il colore assieme ai bambini che impareranno così gradualmente e farlo da sè
LA CARTA
E' quella da pacco bianca di medio spessore che è resistente e ha basso costo.E' acquistabile a peso e si dovrà tagliare in fogli rettangolari(cm.50/70).Si privilegia questa dimensione perchè sufficiente a permettere vaste esplorazioni con i colore ma non così grande da poter diventare uno spazio ampio e sconosciuto che potrebbe intimorire e scoraggiare.Il foglio va adoperato dalla parte ruvida e poggiato a terra dal bambino nella posizione che preferisce.A seconda della scelta orizzontale o verticale, il bambino paleserà al'attento Educatore il suo rapporto con lo spazio-foglio (nessun timore e desiderio di scoperta o bisogno di una nicchia di sicurezza).
Si è scelta la posizione a terra per dipingere con le mani perchè permette una maggiore libertà di movimento(coinvolgendo tutto il corpo) ed evita sgocciolamenti.
I PENNELLI
Vengono usati molto tardi:devono essere di buona qualità , numerosi e di svariati tipi, piatti e rotondi dal N°4 al N°6.
Quando si useranno ne verrà spiegata semplicemente ma accuratamente l'uso , la pulizia e come riporli.
sabato 1 agosto 2009
DA VALDO DI LIONE ALLA CHIESA VALDESE 3
Nel Medioevo i Valdesi non sono legati ad una precisa localizzazione geografica. Già durante la vita di Valdès si ha una forte espansione in Lombardia, dove il movimento prende il nome di "Poveri Lombardi". Essi danno rilievo alla solidarietà, allo spirito comunitario ed al lavoro manuale. A Milano aprono una schola valdese e a Bergamo si tiene nel 1218 un importante incontro tra i Valdesi di Lione e i Valdesi lombardi. La Lombardia diviene così un ponte per l'espansione del valdismo nell'Europa occidentale, in particolare in Austria e Germania.
Forti comunità Valdesi si formano nelle valli del piemonte occidentale (Pinerolo), le cosiddette "Valli Valdesi".
Nonosstante la repressione, i Valdesi si organizzano: I loro predicatori sono chiamati barba cioè zii, in contrapposizione ai padri cattolici. Essi percorrono le strade d'Europa e, secondo itinerari precisi, visitano periodicamente piccoli gruppi di credenti e simpatizzanti. Durante le pause invernali, si riuniscono in un edificio, per approfondire lo studio della Bibbia. Uno di questi è ancora visitabile a Pradeltorno, in val D'angrogna, in Piemonte, ed è denominato la scuola dei barba ( vedi illustrazione).
ZEDAKA'
Qual'è il significato del fare l'elemosina nell'ebraismo? Prima di tutto quest'azione è doverosa e non facoltativa, facendo parte delle numerose mizvot che l'ebreo è tenuto a fare nella sua vita ed, in particolare, in alcune circostanze. Inoltre si può notare come mentre la parola “carità” derivi da “caritas” cioè amore, benevolenza e quindi, secondo il principio di carità, si aiuta il prossimo provando per esso compassione, nella concezione ebraica la zedakà, derivando da zedak cioè giustizia, è semplicemente la cosa giusta da fare. Implica, cioè, alcune conseguenze: infatti l'ebreo è obbligato a fare zedakà, indipendentemente dal fatto che nutra o meno sentimenti di amore o compassione verso chi sta aiutando. Per esempio: se un mendicante si comporta in modo offensivo e quindi non provoca amore bensì, irritazione, vi è ugualmente l'obbligo di fargli zedakà.
Ecco in sintesi, le norme per la zedakà:
- bisogna fare tutto quanto è possibile per non compromettere la dignità del bisognoso, si deve donare con volto cordiale senza mostrare la men che minima superiorità: l'atteggiamento con cui si dona è anche più importante di ciò che si dona;
- sarebbe bene che né il donatore né il destinatario della zedakà si conoscessero, per evitare imbarazzo in caso di incontro casuale. Per tale motivo è incoraggiata l'istituzione di un bossolo in cui tutti, quindi anche il povero, mettano la loro offerta;
- si può fare zedakà dando del lavoro o un prestito perché questo non è imbarazzante né umiliante. Meglio sarebbe non volere rimborso per il prestito, in questo caso però il beneficiario deve credere veramente che si tratti di un prestito, in modo da non compromettere la sua dignità;
- anche il povero ha l'obbligo di dare zedakà in questo modo egli acquisisce maggior dignità;
- c'è un chiaro ordine di priorità per quanto riguarda chi deve ricevere zedakà: per primi i familiari bisognosi, poi i vicini e, quindi, i concittadini. Però i poveri d'Israele e di Gerusalemme hanno una speciale priorità. Un ebreo ha l'obbligo di dare anche ai poveri non ebrei ed alle Istituzioni non ebraiche della sua città;
- quando è possibile, è preferibile dare direttamente a una persona povera piuttosto che a un'Ente o Associazione, com'è preferibile dare piccole quantità di zedakà ogni giorno piuttosto che una soma grande di volta in volta, anche se le cifre sono le stesse, perché ogni atto di zedakà è una mitzvà in sé;
- si dovrebbe dare in zedakà il 20% del proprio reddito.
“Al Signore appartiene la terra e tutto quanto è in essa, l'universo e i suoi abitanti.....Chi salirà sul monte del Signore?.....L'uomo dalle mani pulite.....Costui riceverà benedizione (berekhà) dall'Eterno e giustizia (zedakà) dal Dio della sua salvezza” (Salmo 24)
Da questo salmo deriva la mitzvà della zedakà .Infatti nel Salmo 24 i concetti di “benedizione” e “giustizia equilibratrice( equità)” vengono messi in stretto rapporto fra loro: le berehot sono rivolte generalmente dall'uomo verso Dio e la zedakà dall'uomo verso l'uomo. L'uomo, tuttavia, per ricevere a sua volta berekhà e zedakà, deve fare atti di benedizione e giustizia. La berekhà è l'atto con cui l'uomo riconosce che non ha diritto di mangiare alcun alimento se prima non ha detto la relativa benedizione poichè: “ Chi gode di questo Mondo senza dire la benedizione,è come se commettesse un furto”. Così si può dire che: “ Chi gode dei suoi averi senza prima aver fatto opera di zedekà, è come se commettesse un furto.”
Riconoscere i limiti del potere dell'uomo, dare ad altri più bisognosi qualcosa da noi prodotto e di cui ci si considera leggittimi proprietari, è uno degli scopi educativi fondamentali di tutte le mitzvot. Per questo è scritto:” Grande è la zedzkà perchè porta la redenzione del mondo.”
( Tratto da “Lunario della rivista Shalom” 2005-06 )
– Zedakà = Atto di giustizia equilibratrice o elemosina.
– Mitzvot (pl. di mitzva) = Azioni giuste dovute a Dio.
– Berehot (pl. di berekha = Benedizioni
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